ROMA: L' EUR
Doveva rappresentare il simbolo, il fiore artistico all'occhiello di un regime che si credeva saldamente ancorato alla realtà della storia,
l'apoteosi architettonica della potenza imperiale italiana proiettata verso nuove conquiste territoriali
e verso una trionfale crescita demografico urbanistica.
E divenne, invece, un sogno metafisico, una sorta di città immaginaria,
calata sul terrenissimo suolo della campagna meridionale di Roma, appena fuori porta tra l'Urbe e il mare.
Così scriveva Massimo Jevolella in un bel articolo di qualche tempo fa.
E il quartiere dell'Eur, concepito negli anni trenta per ospitare l'Esposizione Universale di Roma,che avrebbe dovuto svolgersi nel 1942
'' da cui la sigla''. L'esposizione non ebbe mai luogo, cancellata dagli eventi bellici, ma la sigla rimase.
Il progetto , passò indenne attraverso la follia della guerra, sopravisse all'abbattimento del fascismo stesso,
fu ripreso e realizzato nei primi anni cinquanta, intorno al primo nucleo ch'era già sorto fra il 1938 e il 1940.
Al di là di ogni considerazione e valutazione storico politica e architettonica, quello che mi ha sempre affascinato dell'Eur
è il richiamo visionario e metafisico alle immagini dipinte da Giorgio De Chirico nei primi decenni del secolo scorso,
quando l'artista rivelò nelle sue suggestive e personalissime piazze italiane, tutto il vero senso della dimensione onirica e ultraterrena della sua ispirazione. Ritroviamo in entrambe le piazze e negli edifici sia in quelli dipinti che in quelli dell'Eur elementi ricorrenti,
come gli archi ossessivamente disposti in rigide fughe, dove il gioco esasperato della prospettiva si rovescia in un effetto di visione surreale e di mistero,
le analogie si ripetono nelle scansioni nette delle luci e delle ombre mai sfumate, nelle statue e nei giganti pietrificati,
accanto a cavalli che impennano verso il cielo, testimonianze enigmatiche e inquietanti della modernità e del disagio umano.
Proseguendo su questa strada, amando da sempre la pittura di De Chirico, alla fine mi sono divertito anch'io, ispirandomi a Jevolella
ho messo in relazione immagini reali, con alcuni dipinti di De Chirico,
mi sembra proprio che l'analogia risulti, non surreale ... ma molto reale!